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L'usura, il peccato necessario

E se prestate a coloro da cui sperate di ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla (Luca 6, 34-35)


Una delle caratteristiche più affascinanti dell'epoca medievale è l'irrefrenabile spinta a creare categorie sociali. L'uomo medievale, che sia un monarca o uno squattrinato villano, ha insita in sé la necessità di collocare ogni cosa al suo posto, ripetendo in qualche modo, in una scala mentale non certo più ridotta, l'opera di Dio. Il lavoro, in particolare, riceve particolare attenzione. Esso non solo viene definito dall'area produttiva di interesse ma finisce per identificare con i suoi tratti più marcati anche il carattere di chi lo svolge. Il macellaio, il beccaio, il conciatore, il contadino, assumono aspetti vividi come marchi a fuoco che sono propri dell'attività svolta."Ordine, ordine per la miseria. Non fatemi imprecare!" Spesso è il Vangelo a definire la purezza o meno di un mestiere. Coltivatori diretti e pescatori sono uomini semplici che hanno il privilegio di purificare l'anima peccatrice proprio svolgendo questi lavori, purché siano onesti con sé stessi e con gli altri. Altri invece, come le prostitute, vivono sul filo del rasoio, compiono peccati inevitabili e a volte necessari ma dovranno redimersi per tempo pena perdere l'anima lordata. C'è poi un mestiere che mette in dubbio la possibilità di avere la Salvezza Eterna, salvo gesti eclatanti e di rottura definitiva che, a ben vedere, sembra che nessuno abbia mai messo in atto se non al termine ultimo della propria esistenza. Sto parlando del prestito di denaro con interesse, meglio conosciuto come usura. Oggi, nell'economia di capitale, prestare denaro è una pratica normale, regolamentata da tassi che tengano conto della sostenibilità della rata, oltre che dalla valutazione da parte dell'istituto di credito dell'affidabilità del richiedente. L'usura è praticare assistenza creditizia con tassi di interesse estremi, insostenibili. Nel medioevo invece l'usura era il prestito di denaro in sé, senza specifica sui metodi di rimborso. Praticava l'usura chi pretendeva, in ritorno, una somma più alta di quella prestata. Chi non donava, in un'epoca molto particolare per quanto riguarda il "dono". E chi non aiutava senza malizia.

"è usura tutto ciò che viene richiesto in cambio di un prestito oltre al valore del prestito stesso" Spiega il Consuluit di Urbano III che inserisce le norme di condanna dell'usura nel diritto canonico. Era usuraio chi, insomma, guadagnava denaro con il denaro, pratica condannata perfino da Aristotele -e di lui si fidavano tutti, all'epoca!-. L'usuraio tipico è grasso "pinguis usurarius", laido e viscido. Si muove nelle ombre, bisbiglia, mostra sotto banco le possibilità che offre e lucra su qualcosa che non è suo: il tempo.

Non c'è un solo documento che non condanni l'usura, nessun tentativo di giustificarla nell'ordinamento sociale della cristianità e infatti solo chi è fuori dalla Societas Fidelium come gli ebrei era in qualche modo autorizzato a prestare il denaro per riceverne. Eppure essa era diffusa come una peste e soprattutto a partire dalla ripresa economica di metà XIII secolo, praticata anche dai cristiani. C'era un bisogno enorme di denaro contante, di credito. Ne abbisognavano i re e i principi, i Comuni per pagare le continue guerre, i mercanti, per spingersi ancora più lontano con i propri prodotti. Il denaro non era mai sufficiente. Allora si presentava l'occasione, anche a chi possedeva poco, di fornire questo "supporto aureo allo sviluppo" a chi sapeva come impiegarlo. O a chi non poteva fare a meno di dotarsene perché già coperto di debiti per un raccolto andato a male, o per pagare il riscatto del cugino della moglie, catturato dai Turchi mentre veleggiava beato verso Oriente.


"Mancano venti bizanti per tirarti fuori da qui, dove vado a prenderli?"

Il denaro non è assente nel medioevo. L'economia di scambio ha un valore diverso da quello che anni di storiografia facilona ci hanno fatto credere: essa era di sussistenza nei momenti critici di una comunità, per esempio a seguito di carestie o di guerre e era alla base dello scambio volto a cementare i rapporti sociali, ma per tutto il resto le monete sonanti circolavano eccome. Erano necessarie, ricercate e utilizzate. Ma perché, allora, se c'era tutta questa necessità di chi si occupasse di prestare denaro per compiere, fra le altre, opere lecite o a cambiare le valute per permettere commerci fra diverse culture, l'usuraio era demonizzato e additato come indegno della Cristianità? Alcuni documenti possono aiutarci a rendere più chiaro l'inghippo. "Che ciascuno mangi il pane guadagnato con la sua fatica, che dilettanti e oziosi siano messi al bando." - Robèrto di Courçon, cardinale e legato pontificio XII secolo. "L'usura porta guadagno senza sosta, anche nei giorni di Nostro Signore. E' un peccato senza fine e senza fine va condannata." - Tabula Exemplorum, Anonimo XIII secolo, Parigi. "La moneta è stata inventata in primo luogo per gli scambi; il suo naturale uso è dunque di essere utilizzata e spesa negli scambi. Pertanto è in sé ingiusto ricevere un prezzo per l'uso di denaro prestato." Summa Teologica, II q 78, Tommaso d'Aquino. L'usuraio cristiano è un ladro. Non turba l'ordine pubblico al contrario, come abbiamo accennato, egli spesso è motore di sviluppo e di imprese altrimenti non realizzabili, resta il fatto che egli rubi a Dio. Perché esso non fa altro che guadagnare con il tempo, sfrutta cioè qualcosa che non gli appartiene, veicolandolo attraverso il simbolo per antonomasia della cupidigia: l'oro. Il tempo appartiene a Dio, le monete sono il lusso, la ricchezza (e Gesù condanna la ricchezza che non porti benessere ai poveri). Peccano poi di un delitto contro natura "vogliono far generare un mulo da un mulo." cita la Tabula Exemplorum. L'usuraio fa fruttare qualcosa che non ha nulla di fecondo, di naturale. L'oro non può generare l'oro, se non stravolgendo le norme divine del mondo.


Valdemar riscuote il tributo dagli abitanti di Visby
La vera colpa è dell'oro: se si riproducesse da solo non avrei bisogno di depredarvi. E adesso continuate!

Come ha potuto una pratica tanto abominevole sopravvivere a sé stessa e agli innumerevoli detrattori? Per prima cosa dobbiamo tenere ben presente che i detrattori sembrano tanti perché hanno lasciato traccia scritta, ma in realtà erano molti di più chi aveva necessità di rivolgersi ai prestatori. Perché il presupposto per cui l'usura esisteva era proprio la necessità. Da quando l'essere umano ha inventato "l'economia" tutte le forme di società che non contemplino la crescita sono relegate nel terreno, fertile e affascinante, dell'utopia. Partendo quindi da questa necessità si può vedere i fili della tela intessuta dalla Chiesa per incastrare gli usurai farsi lenti, la trama larga e incerta. La Chiesa stessa infatti fornirà, forse non del tutto inconsapevolmente, gli strumenti di tolleranza dell'usura. Il concetto di rimborso del rischio nel ritardo di restituzione: tutto era sottoposto al vaglio del Diritto, se chi ha dato del denaro ne riceveva la restituzione in ritardo era giusto che fosse compensato (mirabile escamotage, scommetto inventato da un vescovo usuraio!). C'è un'invenzione EPOCALE che in qualche modo gettò una base di tutela per l'usuraio e permise dunque di procedere in maniera sfacciata con la sua attività fino al pentimento finale, necessario: il Purgatorio. Di questa rivoluzione teologica, però, parlerò più approfonditamente più in là.


"Ecco qua, un altro usuraio cotto e pentito da portare sopra!"


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