Lenta sottomissione, rapida disfatta: la conquista normanna dell'Irlanda
- Giovanni Melappioni

- 3 giu
- Tempo di lettura: 4 min
Quando si parla delle conquiste normanne, di solito si immaginano rapide offensive, territori piegati nel giro di pochi anni, e biondi baroni trionfanti che spadroneggiano sulle nuove terre appena conquistate. In realtà, non fu sempre così. La conquista anglo-normanna dell'Irlanda si rivelò un'operazione lunga, caotica e – se vogliamo rimanere nel contesto dell’epopea normanna – fondamentalmente fallimentare.

All'inizio del XII secolo, l'Irlanda era un mosaico di piccoli regni, clan rivali e monarchi che si scannavano più tra di loro che contro un nemico esterno. I discendenti dei Vichinghi dominavano Dublino, mentre la Chiesa irlandese era ancora così indipendente da farsi guardare di traverso da Roma.
Enrico II d'Inghilterra aveva già adocchiato l'Irlanda nel 1155, ma dovette mettere da parte i suoi progetti su pressione della madre, Matilde. Solo più tardi, appoggiato dal Papa – l'unico pontefice inglese della storia, Adriano IV – ottenne il permesso ufficiale: una bolla, Laudabiliter, che lo autorizzava a andare e prendere "nel nome di Dio".
Nonostante questo interesse da parte di Enrico, e il supporto di nobiltà e del papa, fu un re irlandese spodestato, Diarmuid Mac Murchadha Caomhánach, a dare il via al disastro, anticipando l'azione della corona anglo-normanna. Diarmuid, cacciato dai suoi rivali, cercò aiuto tra i nobili anglo-normanni e fu come invitare i lupi a custodire il pollaio. L'irlandese non ottenne un aiuto coordinato dal re, ottenne invece di radunare un'accozzaglia di "imprenditori della guerra" pronti a seguirlo per il proprio personale tornaconto.

Banditi col blasone
Nel 1169 sbarcarono i primi avventurieri: Maurice FitzGerald e Robert FitzStephen, seguiti l'anno dopo da Richard de Clare, meglio noto come Strongbow. Questi signorotti non andarono certo per altruismo: avevano l'ambizione di costruirsi regni propri. E in effetti, grazie a cavalieri corazzati, arcieri gallesi e ferrea determinazione, riuscirono nell'intento almeno inizialmente.
Strongbow sposò Aoife, figlia di Diarmuid, e alla morte del suocero si prese il Leinster. Gli altri anglo-normanni lo imitarono: chi conquistava, teneva per sé i territori in un'assoluta mancanza di controllo centrale.
Quando Enrico II si rese conto che i suoi vassalli non stavano aprendo la strada a un suo intervento ma stavano fondando dei micro-regni indipendenti, si decise finalmente a intervenire. Nel 1171 sbarcò a Waterford con un esercito, si fece riconoscere come padrone dai baroni normanni e da qualche re irlandese spaventato, poi spartì terre e cariche. Ma il controllo diretto restò un miraggio.

Appena Enrico tornò in patria, l'Irlanda tornò a essere terra di anarchia. I regi rappresentanti – come Hugh de Lacy – cercarono di tenere insieme i pezzi, ma non era facile. I re irlandesi si ribellavano, i baroni anglo-normanni si facevano la guerra tra loro, e chi doveva governare spesso si dava più da fare per aumentare il proprio potere che per servire la corona. Il tentativo di Enrico di risolvere la situazione spedendo il figlio Giovanni nel 1185 fu un disastro: il futuro "Giovanni Senzaterra" si alienò sia gli irlandesi sia gli anglo-normanni, perse uomini e soldi, e fu costretto a battere in ritirata.
Durante il regno di Riccardo Cuor di Leone e poi di Giovanni, i baroni continuarono le loro guerre private. Ogni tanto collaboravano con il re, più spesso si facevano gli affari loro. La monarchia inglese, impegnata a combattere in Francia o a gestire crisi interne, non aveva le forze né il tempo di occuparsi seriamente dell'Irlanda. Nel frattempo, la colonizzazione andava avanti: i normanni importarono il feudalesimo, costruirono castelli, fondarono città e strapparono ettari di terra alla foresta e alla palude per l'agricoltura. Sembrava che la conquista potesse durare. Ma sotto la superficie, già covavano le crepe. Entro la fine del XIII secolo, gli anglo-normanno controllavano, in maniera più o meno diretta, tre quarti dell'isola.
Ma nel XIV e XV secolo, tutto cambiò.

Un fallimento ben mascherato
La conquista normanna dell'Irlanda non fu mai una vera sottomissione, e ancora meno una colonizzazione completa. Certo, lasciò tracce profonde: castelli, città, nuove tecniche agricole, un'influenza culturale che si sarebbe fatta sentire a lungo. Ma come tentativo di dominare stabilmente l'isola, fu un fiasco clamoroso.
La verità è che l'Irlanda resistette – a volte combattendo, a volte assimilando – e che gli anglo-normanni, invece di piegarla, finirono per diventare parte di essa. Un risultato che probabilmente avrebbe fatto riflettere gli orgogliosi conquistatori di Waterford, se solo avessero potuto vederlo!
Inoltre, i baroni normanni rimasti in Irlanda – i conti di Desmond, Ormonde, Kildare – si integrarono sempre di più nella società gaelica: sposarono donne irlandesi, adottarono la lingua e i costumi locali, perfino la poesia e la musica tradizionale divenne caratterizzante delle loro corti. I conquistatori, insomma, furono conquistati.
Nel 1223, Hugh de Lacy tornò in Irlanda e riconquistò Meath. Nel 1227 riconquistò l'Ulster e sostenne la conquista del Connacht. De Lacy morì senza eredi nel 1242, dopo di che le sue terre tornarono alla corona. Nel 1263, l'Ulster fu dato ai de Burgh il cui più abile appartenente, Richard Mór de Burgh, figlio di William de Burgh, aveva conquistato il Connacht una trentina di anni prima. Questo fu il culmine della conquista anglo-normanna. Gli anglo-normanni controllavano circa tre quarti dell'Irlanda intorno al 1250, in particolare Leinster, Meath e Munster. Molti dei baroni anglo-normanni coinvolti nella conquista dell’isola, però, non amministravano i propri territori con la massima efficienza. La maggior parte di essi possedeva altre proprietà in Inghilterra e su queste concentravano le loro capacità amministrative e le trame politiche. Dopo la campagna di re Giovanni nel 1210, nessun altro monarca inglese calcò il suolo della verde isola, fino alla campagna di re Riccardo II del 1394. I baroni anglo-normanni ignorarono l'autorità del giustiziere reale, litigarono tra loro e indebolirono i loro possedimenti combattendo faide interminabili, litigiosi e privi di una visione strategica.
Nel frattempo, gli irlandesi migliorarono il loro equipaggiamento e il loro armamento secondo il modello dei conquistatori. Nel 1220, furono in grado di cacciare per la prima volta un esercito anglo-normanno dall'Ulster meridionale. Con l'aiuto di mercenari provenienti dalle Ebridi e dalla Scozia, furono in grado di infliggere ulteriori sconfitte agli anglo-normanni.
Queste e altre cause portarono ad una rinascita della società gaelica nel XIV e XV secolo e il dominio anglo-normanno fu respinto o assorbito. Solo la regione intorno a Dublino, il Pale, rimase permanentemente sotto il diretto controllo inglese.







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