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Immagine del redattoreGiovanni Melappioni

Masnada, seguito armato, milites gregarii. Comunque li si voglia chiamare, erano loro il braccio armato della nobiltà e il nerbo della guerra medievale

Aggiornamento: 21 ago


guerra medievale, Guibert, romanzi di Giovanni melappioni

Il seguito armato di un signore di castello, la cosiddetta masnada, è una questione poco approfondita dalle fonti medievali eppure centrale della guerra medievale.


Noi diamo per scontato che un capo militare avesse con sé degli uomini armati per poter rimanere tale, gente avvezza alla guerra o, almeno, addestrata al combattimento. Guerrieri che lo servivano a cavallo, soprattutto, ma che potevano comunque passare intere notti nella grande sala del castello per fargli compagnia, oltre che buona scorta.

Erano combattenti senza alcun lignaggio o quasi, spesso dei veri e propri servi armati e vincolati non solo dall’onore ma proprio da un legame clientelare impossibile da sciogliere pena il disonore e il bando. Valevano più di un popolano ma, tecnicamente, stavano nello stesso brodo sociale agli occhi dei grandi signori. In effetti, nonostante una certa libertà di manovra, non mancavano obblighi e vincoli molti stretti.

Questi seguaci abili alla guerra costituivano la massa dei “milites”, proprio loro, quelli che gonfiano le cifre sulle forze in campo durante le battaglie, nelle cronache del tempo così come su wikipedia oggi. Sono il nerbo delle armate comitali, riuniti in conrois sotto la bandiera del proprio sire.



Figli cadetti di famiglie di livello pari o inferiore a quella del sire che li accoglie, figli bastardi nati in seno alla masnada o da parenti dei membri della masnada, ricchi allodieri privi di qualsiasi antenato prestigioso ma abbastanza abbienti da aver potuto passare del tempo ad addestrarsi, ricchi a sufficienza per armarsi e desiderosi di fuggire alla piatta vita del piccolo proprietario terriero. E così via.


Goffredo Malaterra ci racconta la vicenda di uno di questi oscuri e anonimi uomini del medioevo. Ingelmaro è un miles gregarius che, nonostante i suoi umili natali (inferioris generis esset) è abile a cavallo e con le armi. Ha servito bene il normanno Ruggero e questi gli concede la mano della vedova di suo nipote, affidandogli anche un castello da mantenere efficiente e custodito. Un’ascesa sociale vera e propria, quella di Ingelmaro. Purtroppo il miles rovina tutto, Preso dalla smania di potere si ribella al controllo del conte e si dichiara da lui slegato da ogni vincolo di servizio, tenendosi però stretti moglie e castello. Viene ovviamente attaccato, sconfitto e costretto a una fuga ignominiosa, svanendo dalle cronache che, caso eccezionale, avevano accolto il suo nome!


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