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Essere vassalli. Note sull'origine del termine.


La parola vassallo, almeno quanto castello e cavaliere, è così potente da riuscire a evocare da sola l'immagine di un medioevo fatto di torrioni, guerrieri in armatura e Grandi Sale nobiliari. Eppure, nonostante la semplicità lessicale, le sue origini e la sua applicazione nella quotidianità dell'anno Mille sono ancora oggi oggetto di studio e dibattito. La questione è complessa per colpa di vari fattori fra i quali la confusione delle fonti, molto spesso incomplete o di molteplice interpretazione. Inoltre il plurisecolare pregiudizio sull'epoca medievale degli storici dal settecento fino alla seconda guerra mondiale o giù di lì ha inficiato non poco fornendo inesatte ricostruzioni di vassalli incasellati lungo i pioli di una scala sociale che andava dal contadino al re, struttura questa assolutamente inesatta.


Chi era il vassallo? Una domanda di questo tipo, priva di collocazione temporale, non potrà mai fornire una risposta univoca corretta. Sarebbe come domandare che musica ascoltino gli adolescenti. Per rispondere occorrono almeno altre due domande: di quale epoca e di quale parte del mondo. Per provare a dipanare un poco la matassa iniziamo con la prima fonte documentale recante l'attestazione di un vassallo.


"Si quis vassum ad ministerium, quod est horogauo, puellam ad ministerium aut fabnim ferrarium uel aurificem aut porcarium furauerit aut occiderit, cui fuerit adprobatum, [mallobergo t(e)xaga aut amb(ah)t(o)nia sunt], MCC denarios qui faciunt solidos xxx culpabilis iudicetur. Inter fre(d)o et faido sunt MDCCO denarii qui faciunt solidos XLV. In summa sunt simul solidi LXXV."


Se qualcuno avrà rapito o ucciso un vassallo chiamato a un servizio (ad ministerium), il quale è un horogavo, una giovane chiamata a un servizio o un fabbro ferraio o un orefice o un porcaro, colui che è stato dichiarato colpevole... [mi vedo costretto a saltare questa parte perché il mallobergo deve essere approfondito a parte data la sua importanza -era un'assemblea giudiziaria- quel che conta è la parola vassum] sia giudicato colpevole per 1200 denari che fanno 30 soldi. Tra soldi di pacificazione (fredo) e per la faida sono 1800 denari che fanno 45 soldi. In totale fanno 75 soldi.


Il testo della Legge Salica sarebbe stato promulgato fra il 507 e il 511 sotto l'egida del re Clodoveo. Secondo alcuni studiosi, però, la sua reale origine apparterrebbe alla metà del IV secolo da un codice romano dedicato alle truppe di stirpe franca arruolate nell'esercito imperiale. Ipotesi in parte rigettata ma non di meno affascinante. Tornando all'articolo di legge esso compare nella sezione, detta titolo, dedicata agli omicidi dei servi e al saccheggio ai loro danni. E' infatti tra i "servi" che troviamo il primo accenno al vassallo ma non è certo nei bassifondi della società che va collocato quest'uomo giuridico. La sua morte costa 10 soldi in più rispetto a un normale servo e l'elenco lo colloca fra gli specialisti.


Altra grande particolarità è la necessità di spiegare chi fosse un vassum specificando che si tratta di un horogavo. Eminenti filologi, fra cui Kienast dal quale ho tratto direttamente il discorso, ritengono che la traduzione più corretta di horogavo sia soggetto a servitù, sottoposto. Tant'è che in effetti c'è un'ipotesi linguistica molto interessante, capitanata dalla storica del diritto Soazik Kerneis, che farebbe corrispondere la parola vassum a una forma latinizzata derivante dall'espressione verbale uo-st(h)-o celtica che si può tradurre con "che si tiene al di sotto".

Il vassallo dei primordi, dunque, era un non libero. Come abbiamo visto però aveva una collocazione più alta della servitù standard e se fino a questo punto tutto ciò che sappiamo è molto probabilmente esatto il percorso verso la traslazione della parola da servo armato al vassallo tipico del pieno medioevo è frutto di ipotesi ricostruttive.

La più semplice fra le molteplici spiegazioni è che questi vassi fossero una sorta di revival delle scomparse figure degli ambacti del mondo celtico.


Gli ambacti erano i membri del seguito armato di un capo, suoi fedelissimi guerrieri che lo proteggevano e lo servivano tanto in battaglia quanto nella gestione del proprio potere in tempo di pace. L'idea di clientele armate era invisa ai romani del diritto e dell'esercito statale, pertanto gli ambacti vennero meno durante la romanizzazione della Gallia. Nel periodo del ritorno in auge, per esigenze di mera sopravvivenza in primis, delle scorte armate il carattere servile di quest'ultime -private del cordone ombelicale che le legava nel ricordo agli ambacti- prevalse. La parola vassum si diffuse, divenne specifica e quando la guerra mutò da fenomeno di massa a questione di specialisti (con una concentrazione di costi sul singolo combattente enorme) il carattere servile finì per decadere a vantaggio di un concetto di servizio "retribuito" attraverso i benefici e l'accasamento. Il vassallo, nel passaggio dall'epoca merovingia a quella imperiale carolongia, divenne una figura sempre più capillare e reticolari i rapporti che lo legavano con i vertici della società, in primis la corte.


Già nel IX secolo essere un vassallo non implicava più essere un servo non libero. Nel giuramento vassallatico di Tassilone duca di Baviera, riportato negli Annales regni Francorum, viene detto che "Egli prestò molti e innumerevoli giuramenti (sacramenta) toccando con le mani le reliquie dei santi [...] come un vassallo (vassus) deve fare secondo giustizia, come un vassallo deve essere con i suoi signori."  Sembra che il giuramento in sé non sia mai avvenuto ma in questa sede non importa la storicità dell'evento quanto la descrizione a noi giunta. Essa, infatti, rappresenta una formula valida e una prova solida, perché il cronista non poteva mentire sulle modalità del giuramento di Tassilone se voleva creare un plausibile "falso storico", sulle modalità proprio del vassallaggio.


Per concludere questa piccola incursione vorrei sottolineare che è proprio nella relativa oscurità di fonti riguardo questo mutamento che nasce quello che ho definito il grande equivoco feudale: l'idea che questi vassalli divenissero piccoli signori nelle terre ricevute, o che ricevessero appunto solo terre come retribuzione. Altra grande confusione fu quella di confondere il legame fra l'alta nobiltà e il re, paragonandolo a quello fra i nobili minori e i propri cavalieri del seguito. Confusione che solo in questi ultimi anni si sta riuscendo a dipanare.



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