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Vassalli, valvassori e valvassini: tra realtà storica e mito

«[Erec] procede ancora un poco e scorge un anziano valvassore seduto sulla soglia di una modesta abitazione»

«Il valvassore non aveva serva o cameriera ma un solo sergente, presso di sé»

- Erec e Enide, di Chetrien de Troyes


Ho voluto usare una chanson de geste per iniziare a parlare dei fantomatici valvassori (valvasor nel testo francese) e di conseguenza dell'intera filiera "vassalli, valvassori e valvassini", esseri mitologici che spuntano fuori inequivocabilmente ogniqualvolta si va ad affrontare lo scottante tema del feudalesimo.

giuramento di vassallaggio

Un equivoco secolare

Pochi concetti della storia medievale hanno subito una semplificazione tanto drastica e tenace quanto quello della “piramide feudale”. Ancora oggi, nei manuali scolastici e nelle infografiche divulgative, l’organizzazione politica dell’Europa tra XI e XIII secolo viene rappresentata come una sequenza rigida di rapporti di dipendenza: il re al vertice, poi i grandi feudatari, quindi i loro vassalli (valvassores), infine i loro sottoposti (valvassini), con alla base contadini liberi e servi della gleba.Questa rappresentazione, radicata nella storiografia ottocentesca e nella didattica novecentesca, è in gran parte anacronistica1. La società feudale non era una costruzione a piani fissi, bensì una rete di rapporti personali, giuridici ed economici in continua evoluzione, dove le etichette non avevano lo stesso significato in ogni regione né in ogni epoca.

Per capire cosa fossero davvero vassalli, valvassori e valvassini, è necessario smontare questa “piramide” e sostituirla con un’immagine più vicina alla realtà: un mosaico diseguale di legami di fedeltà, benefici, obblighi militari e giurisdizioni, spesso sovrapposti e intrecciati.


Il vassallo: un legame personale prima che territoriale

La parola vassus (o vassallus), di origine franco-bretona (gwas, “uomo, servo”), indicava originariamente un individuo legato a un signore da un rapporto personale di fedeltà (fidelitas), formalizzato da un atto pubblico di omaggio (hominium) e da un giuramento (sacramentum).

In cambio della fedeltà, il signore offriva protezione, sostegno materiale e, spesso, l’uso di un bene detto beneficium (dal XII secolo feudum). Questo beneficio poteva essere una terra, il diritto di percepire determinati proventi o un incarico con reddito annesso2.Contrariamente all’immaginario moderno, non tutti i vassalli erano titolari di feudi estesi; alcuni ricevevano solo rendite modeste o incarichi non territoriali. Allo stesso modo, non tutti i possessori di terre erano vassalli: molti allodieri liberi non dipendevano da alcun signore.

Un aspetto cruciale era la personalità del vincolo: il legame univa due persone, non due istituzioni astratte. Ciò consentiva il fenomeno del vassallaggio multiplo — un uomo poteva essere vassallo di più signori contemporaneamente — particolarmente diffuso nelle Fiandre, nell’Impero e in Italia settentrionale3. Questa pluralità di legami creava reti complesse e potenzialmente conflittuali di fedeltà.


Il valvassore: dalla definizione tecnica al ruolo politico

Il termine valvassor (dal latino vassus vassorum) compare soprattutto nei documenti dell’Italia settentrionale tra XI e XII secolo. In Lombardia, Piemonte e parte della Liguria indica i vassalli dei capitanei, cioè dei grandi vassalli direttamente legati all’autorità regia o marchionale4.Questa definizione, apparentemente tecnica, ha prodotto nella divulgazione l’idea che il valvassore fosse sempre “il vassallo di un vassallo”. In realtà, il termine non aveva lo stesso significato in altre regioni:

  • in Francia poteva designare vassalli di medio rango, talvolta assimilati ai petits vassaux;

  • in Normandia e Inghilterra post-1066 l’uso era limitato e poteva indicare persino dipendenti rurali con obblighi militari residuali;

  • nell’Italia comunale, i valvassori erano spesso piccoli signori locali, titolari di castelli e di poteri giurisdizionali, integrati o in conflitto con le prime istituzioni cittadine.

La svolta politica per i valvassori lombardi fu la cosiddetta “rivolta” del 1035, quando chiesero al re Corrado II di garantire la trasmissibilità ereditaria dei loro benefici. La risposta fu la Constitutio de feudis (1037), che stabilì — almeno in linea teorica — che i feudi minori concessi dai grandi vassalli non potessero essere revocati arbitrariamente5. Questo rafforzò la posizione dei valvassori e contribuì a consolidare un’aristocrazia militare intermedia, distinta sia dai grandi capitanei sia dai semplici milites.

legame di vassallaggio

Il valvassino: categoria sfuggente

Meno attestato e più sfuggente è il termine valvassinus. Le fonti lombarde e liguri lo usano per indicare i vassalli minori dei valvassori, ma non sempre con valore giuridico preciso.In alcuni contesti, il valvassinus era poco più di un cavaliere stipendiato, mantenuto dal suo signore attraverso piccole concessioni di terra o rendita (livelli, precaria). In altri, era un titolare di feudo di dimensioni ridotte, ma senza poteri giurisdizionali.

È significativo che il termine non abbia mai avuto diffusione europea e che persino in Italia il suo uso fosse sporadico. Per molti storici moderni, si tratta più di un’espressione descrittiva che di una categoria formalmente riconosciuta6.


Perché la “piramide” non funziona

La tentazione di vedere in valvassore e valvassino semplici “scalini” discendenti del vassallo nasce da un equivoco linguistico e da una proiezione moderna. Il Medioevo feudale non conosceva una gerarchia unica e uniforme:

  • i rapporti di dipendenza erano contrattuali e non automaticamente ereditari;

  • i legami potevano essere multipli e incrociati;

  • il potere effettivo di un uomo dipendeva più dal numero di guerrieri al suo seguito, dalle risorse e dalle alleanze, che dalla “posizione” in un ipotetico schema a piramide.

Il risultato era un sistema a rete, in cui lo stesso individuo poteva essere superiore in un rapporto e subordinato in un altro, o trovarsi su un piano di parità con un uomo che in altri contesti era suo signore7.


Differenze regionali: quattro esempi


Italia settentrionale

Qui la terminologia capitanei – valvassores – valvassini è attestata con una certa coerenza. I valvassori erano spesso castellani rurali, con poteri militari e giudiziari locali, mentre i valvassini costituivano la piccola nobiltà armata. Con il consolidarsi dei Comuni, i valvassori si trovarono a negoziare privilegi e diritti con le nuove autorità urbane, spesso divenendo protagonisti di conflitti cittadini.


Francia

Il sistema francese conosceva grandi differenze tra regioni. Nei territori settentrionali, la distinzione era meno netta: bas vassaux poteva indicare sia piccoli feudatari che semplici milites. I legami di fedeltà si intrecciavano con un’aristocrazia castellana molto mobile, dove la forza militare e la prossimità al potere contavano più delle etichette.


Fiandre

Qui il vassallaggio multiplo era la norma. Un valvassore fiammingo poteva avere obblighi verso più signori e ricevere benefici da ciascuno. La sua posizione dipendeva dall’equilibrio di queste relazioni, che potevano cambiare rapidamente in base a guerre, matrimoni o accordi politici8.


Normandia e Inghilterra

Dopo la conquista normanna del 1066, la struttura vassallatica in Inghilterra si semplificò formalmente (tutti i tenutari diretti del re erano suoi vassalli), ma nella pratica sopravvissero distinzioni di rango e influenza. Il termine valvassor rimase marginale e perse presto significato tecnico.


Potere militare e prestigio

Il rango feudale aveva senso solo se sostenuto da risorse concrete:

  • Tipo di feudo: un feudo ereditario garantiva stabilità e prestigio; uno concesso a vita e revocabile rendeva il titolare più vulnerabile.

  • Giurisdizione: il diritto di esercitare giustizia locale aumentava il potere reale del feudatario.

  • Seguaci armati: il numero e la qualità dei milites determinavano la capacità di difendere il feudo e di partecipare a spedizioni militari.

Non mancavano casi in cui un valvassino ricco e ben collegato superava per influenza un valvassore povero o isolato. Inversamente, un vassallo di alto lignaggio ma senza risorse poteva ridursi a semplice consigliere o guerriero stipendiato.

guerrieri medievali

Una rete, non una scala

L’idea di “scala gerarchica” è il principale ostacolo a comprendere il feudalesimo. La realtà era una rete dinamica di rapporti, nella quale la stessa persona poteva essere nodo centrale in una relazione e terminale periferico in un’altra.Questa mobilità rendeva la politica medievale estremamente fluida: cambi di fedeltà, alleanze temporanee e conflitti interni erano all’ordine del giorno. Le etichette — vassallo, valvassore, valvassino — avevano senso solo all’interno del contesto locale e temporale in cui erano usate.


Conclusione

Studiare vassalli, valvassori e valvassini significa rinunciare a schemi troppo ordinati e riconoscere il Medioevo per ciò che era: un mondo di relazioni personali, di poteri frammentati, di negoziazioni costanti.Le categorie che ci arrivano dalle fonti sono utili solo se collocate nel loro specifico contesto storico e geografico. Usarle in modo indiscriminato, come spesso fa la divulgazione, non solo distorce la storia, ma impedisce di capire le logiche di potere e di fedeltà che resero possibile la sopravvivenza — e l’evoluzione — del sistema feudale.



Bibliografia essenziale

  • Bartlett, R., England under the Norman and Angevin Kings 1075–1225, Oxford University Press, 2000.

  • Heirbaut, D., On lords, vassals and counsellors in the County of Flanders (1000-1305), in “Medieval Europe”, 2000.

  • Reynolds, S., Fiefs and Vassals. The Medieval Evidence Reinterpreted, Oxford University Press, 1994.

  • Sergi, G., Feudalità e società comunale II: Capitane e Valvassori, Torino, 1995.

  • Wickham, C., Son of the Church, Son of the World, Brepols, Turnhout, 1999.


Note


  1. S. Reynolds, Fiefs and Vassals. The Medieval Evidence Reinterpreted, Oxford 1994, pp. 25-40.

  2. C. Wickham, Son of the Church, Son of the World, Turnhout 1999, pp. 112-115.

  3. D. Heirbaut, On lords, vassals and counsellors in the County of Flanders (1000-1305), in “Medieval Europe”, 2000, pp. 200-215.

  4. G. Sergi, Feudalità e società comunale II: Capitane e Valvassori, Torino 1995, pp. 45-62.

  5. Ibidem, pp. 63-70.

  6. Annales Mediolanenses minores, a. 1150.

  7. Reynolds, op. cit., pp. 41-55.

  8. Heirbaut, op. cit., pp. 210-212.



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