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Immagine del redattoreGiovanni Melappioni

Vassalli, valvassori e valvassini. Alcuni chiarimenti

«[Erec] procede ancora un poco e scorge un anziano valvassore seduto sulla soglia di una modesta abitazione»

«Il valvassore non aveva serva o cameriera ma un solo sergente, presso di sé»

- Erec e Enide, di Chetrien de Troyes


Ho voluto usare una chanson de geste per iniziare a parlare dei fantomatici valvassori (valvasor nel testo francese), questi esseri mitologici che spuntano fuori inequivocabilmente ogniqualvolta si va ad affrontare lo scottante tema del feudalesimo. Esistevano? Sono un'invenzione ottocentesca? Erano i vassalli dei vassalli? E così via.

Cercherò di sintetizzare per poi, in un saggio che sto scrivendo, dare ben più ampio respiro alla trattazione.


vassalli, valvassori e valvassini

Il valvassore che incontra Erec, padre della splendida Enide, è un uomo d'arme ormai in ritiro. Non è stato un mercenario, ha sempre servito il suo sire, vivendo del beneficio che tale servizio gli ha garantito. Era, allora, un vassallo, no? Oppure sto insinuando che fosse vassallo di un vassallo, dando così credito alla famigerata piramide feudale?


Una gerarchia di potere c'era, con un vertice e una base allargata, quello che si contesta di questa piramide è che essa è stata utilizzata per mostrare qualcosa che non era mai esistito: ossia una suddivisione del potere a scalare come in uno schema Ponzi. Un valvassore non aveva alcun diritto, né dovere particolare, nei confronti di un ciabattino abitante nella sua stessa città. Poteva avere dei dipendenti, dei servitori e così via ma non era chiamato ad amministrare una porzione del beneficio del suo signore. Tra l'altro, il valvassore spesso non era legato a un potere superiore (il re, un conte, un capitaneo o un vescovo, poco importa) in maniera vassallatica, ossia tramite un vincolo giurato, ma attraverso il beneficio che gli veniva garantito. Spesso si trattava di una concessione che non veniva trascritta, che risultava altalenante, alienabile, instabile, tanto era precaria. Si arrivò addirittura a una rivolta dei valvassori, nel 1035, che chiedeva una maggiore sicurezza contrattuale.


I valvassori erano quindi non gli aventi una funzione, un incarico o un ruolo amministrativo di qualche genere, come invece la parola vassallo sottintende, ma una distinzione di rango all'interno della gerarchia sociale. Erano i seguaci. Erano i cavalieri, i milites che costituivano il nocciolo duro di qualsiasi compagine armata. Erano i guerrieri accasati, i compagni d'arme, quelli che rispondevano alla chiamata del proprio signore (re, conte o vescovo, non è importante) e che a loro volta avevano presso di sé servizio diretto altri combattenti che le cronache riportano in varie forme: milites secundi ordines, milites gregarii, sergenti e così via. Per mantenerli ricevevano precarie, livelli e altre concessioni ma non erano chiamati ad amministrarli. Non avevano una qualche forma di potere che li poteva porre su un piano della fantomatica piramide feudale.


Sai chi potrebbe essere un esempio perfetto di valvassore? Guibert, il protagonista dei romanzi della saga del Cavaliere Errante. La sua forma di fedeltà ai Torliano e, di riflesso, al Comune di Civitas Nova è proprio quella


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Libri di giovanni Melappioni

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