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Tramandare l'araldica di famiglia. Le brisure.

Immaginatevi seduti su uno scranno, nella sala d'arme del vostro castello, novecento o quasi anni fa. Dopo anni di lotte, intrighi, viaggi, contrattazioni e un po' di fortuna siete finalmente riusciti a consolidare i vostri possedimenti. Avete giurato fedeltà al conte, poi al vescovo, poi al re e infine anche all'imperatore ma questo non ha intaccato affatto la sensazione di potere che provate all'interno dei vostri confini. Sire vi chiamano gli uomini e le donne che vi servono, messere i vostri pari. Il simbolo da voi posseduto, l'arme che ha fatto tremare i nemici sui campo di battaglia e infervorato il popolo nei tornei garrisce al vento in cima alla torre. La stessa figura fa bella mostra di sé sul vostro scudo e sulla cotta d'arme.


Insomma, avete lottato una vita con quei colori e quei simboli indossati in ogni occasione e ora che state scivolando inesorabilmente verso il termine ultimo della vostra avventurosa vita, che fine faranno? Sì, perché l'arme non rappresenta solo voi, esclusivamente, ma parla anche di un feudo, di un territorio, di un'intera esistenza. E queste terre le lascerete in eredità a vostro figlio, quel brillante ragazzotto che quando va per fienili e tornei, sempre alla ricerca di piacere -pur se di diversa natura- è in tutto e per tutto uguale a voi. Ecco, appunto. In tutto e per tutto? Anche nell'arme, dunque? Ma come potranno i vostri discendenti dire "Ah, quello era l'arme del prode avo!" se poi tutti loro avranno lo stesso emblema? Una soluzione sarebbe imporre di cambiare colori, disegni e ripartizioni ma poi che fine farebbe il fondamentale legame fra simbolo e territorio che a fatica avete costruito?



Un bel dilemma, non trovate? Per un cavaliere del XII secolo era davvero un problema. Enorme, oserei dire. Una nuova società si è sviluppata, con esigenze e priorità ben definite. Questa della differenziazione araldica, in particolare, sembra essersi resa necessaria nei paesi del nord Europa: Francia, Inghilterra, Paesi Bassi e Germania occidentale. In Italia, per esempio, era meno sentita e lo stesso dicasi per la Spagna e i paesi Scandinavi. Perché? Probabilmente essere riconoscibili era, prima ancora che in battaglia, un'esigenza tecnica legata ai tornei. In effetti i paesi con una forte tradizione di giochi di guerra, giostre e scontri fra campioni per la gioia del pubblico sono stati i primi a trovare una soluzione alla questione.

Prima di finirti vorrei sincerarmi che tu mi abbia riconosciuto, sir. Hai visto il mio scudo? Hai capito chi sono?

Nacquero quelle che oggi chiamiamo BRISURE briṡura s. f. [dal fr. brisure, der. di briser, propr. «rompere, fare in pezzi»] Treccani.it. Sono modifiche, codificatesi nel corso dei secoli, all'arme originale di famiglia. Lo richiamano, all'inizio in maniera quasi completa, ma ne modificano una piccola porzione. Sono, in pratica, delle personalizzazioni allo stemma primitivo dal quale nessun cadetto si sarebbe del tutto distaccato per ovvi motivi di prestigio, necessarie affinché fosse chiaro chi ci fosse dietro il cappuccio di anelli di ferro e l'elmo sempre più grande e avvolgente.


La procedura ha oggi, nell'araldica complessa giunta fino a noi dopo quasi un millennio di vita, un sistema molto preciso con regole e etichette serrate.


Dal Registro Araldico Italiano, attuali suggerimenti di brisure

Primogenito: un lambello (o rastrello), di solito a tre pendenti

Secondogenito: una bordura

Terzogenito: un bastone scorciato.

Quartogenito: cotissa

Quintogenito: un contrafiletto

Sestogenito: un cantone

Settimogenito: una cinta

Figli naturali: un bastone scorciato in sbarra

(affronterò più in là, con calma, tutta la questione araldica)


Agli albori delle brisure, però, la fantasia e l'inventiva del momento dovevano aver giocato invece un ruolo fondamentale. Si potevano invertire i colori di fondo con quello della figura, oppure aggiungere una figura in più, qualcosa che "parlasse" per il nuovo rampollo della famiglia (es. Robert detto il Leone -per la chioma foltissima-, figlio di Robert di Torre Alta, avrebbe aggiunto un leoncino rampante vicino alla torre fortificata simbolo del padre). E così via fino, magari, a perdere del tutto la centralità della torre sostituita, ma quasi mai perduta, da figure più recenti o più importanti. La ricostruzione delle brisure permette, con una certa precisione, di risalire agli antenati comuni di moltissime famiglie nobili e non di epoca medievale.


Studiando il fenomeno dell brisure, inoltre, ho trovato forse una spiegazione al gesto culmine del bisticcio fra Chandos e Clermont che vi avevo raccontato tempo addietro nell'articolo sulla battaglia di Poitiers. Fra le varie ipotesi non avevo preso in considerazione la possibilità che fosse proprio una brisura lo stemma oggetto dell'alterco.

La seconda generazione di appassionati rievocatori si sta affacciando sulle scene del reenactment, pensate che meraviglia constatare al solo colpo d'occhio i legami di parentela durante le manifestazioni storiche. Perché la passione per la Storia, al pari dell'araldica, sono cose che si tramandano.

Seguendo le orme dei padri... (foto di Sara Colciago - Impressum.photography)


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