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La Guardia Variaga

Sintesi della settimana monografica



Τάγμα των Βαράγγων - La Guardia Variaga.


1. L'origine.


L'origine di una delle formazioni militari più famose del Medioevo è datata 987 d.C., quando l'imperatore Basilio II chiese a Vladimiro il Grande, principe di Kiev, uomini abili con le armi da reclutare e condurre in battaglia contro il ribelle Vardas Foca, durante una delle innumerevoli guerre civili che sconvolsero l'impero romano d'oriente. Secondo la cronaca di origine Rus "I racconti dei tempi passati", attribuita a vari autori fra cui Nestore di Pečerska, Silvestro di Kiev e il principe Mstislav il Grande, Vladimiro approfittò della richiesta per liberarsi di circa seimila guerrieri che non riusciva più a pagare e che minacciavano di ribellarsi da un momento all'altro.


L'efficacia di questa forza combattente fu tale che nel periodo di governo di Basilio si codificò l'inquadramento reggimentale dei Variaghi e si misero in atto tutte le norme di addestramento, armamento e impiego tattico. Da quel momento, strettamente legati alla figura più elevata dell'intero universo romano d'oriente, i Variaghi saranno sempre presenti nelle vicende dell'impero. Vengono ricordati e lodati per la loro fedeltà, nonostante non manchino episodi tutt'altro che lusinghieri, come quando alcuni elementi ebbri di vino picchiarono il basileus Michele VII (già di per sé una figura abbastanza triste nel panorama di giganti storici vissuti al suo tempo) e, successivamente, Niceforo III Botoniates.


Gli episodi di fedeltà furono però superiori agli scivoloni di alcuni elementi più indisciplinati. Nel 1204 furono gli ultimi reparti ad arrendersi ai crociati che avevano ormai conquistato Costantinopoli eccezion fatta per il Palazzo Imperiale difeso dai Variaghi. Oppure come nell'episodio dell'ascesa di Alessio I Comneno. Questi, presentatosi davanti alle porte dlla capitale per reclamare il trono imperiale dallo sconfitto Niceforo III, vide tutte le forze a difesa della città disertare in suo favore tranne appunto i Variaghi che si strinsero intorno all'imperatore fedeli al proprio giuramento. Niceforo però abdicò e Alessio confermò il ruolo di Guardia di Palazzo ai Variaghi senza alcuna esitazione.


Racconto, Apocalypsis Nunc, Cavaliere Errante, Melappioni Giovanni




















2. L'avvicendamento anglosassone.


Se la presenza di anglosassoni/anglodanesi nelle fila della Guardia Variaga è facilmente spiegabile nel periodo della conquista normanna delle isole britanniche, molto interessante è la completa trasformazione della stessa da prevalentemente scandinava-rus a quasi totalmente anglodanese nel corso dei secoli. Fenomeno così manifesto che Godefroy de Malaterre, nella sua cronaca della battaglia di Dyrrhachium del 1081 scriverà “Anglo vero, quos waringos appellant” (“Inglesi, invero, che essi [i romani d’oriente] chiamano Variaghi) parlando della formazione di fanteria pesante schierata da Alessio I contro i normanni di Roberto il Guiscardo.


Nel 1204 è il cronista Geoffrey de Villehardouin che racconta gli eventi della Quarta Crociata e menziona i difensori delle mura del porto di Costantinopoli, assaltate dai crociati francesi e veneziani e li indica come Inglesi e Danesi.


Anche gli autori romani, come Anna Comnea e Niceforo Briennio il Giovane, menzionano le isole britanniche, o comunque terre lontane ad esse assimilabili, come luogo di provenienza preferenziale per i “barbari” custodi della loro incolumità.

Curiose le testimonianze di viaggiatori inglesi e danesi che riportano di aver incontrato gente proveniente dalle loro stesse terre, tutte al servizio diretto del Basileus di turno.

Questa lunghissima partnership fra uomini di lingua inglese e i romei si può storicamente spiegare adducendo il fatto che una volta aperto un canale "commerciale", se le parti si mantengono leali e la domanda e l'offerta equilibrate, tale canale permarrà nel tempo ma se (un bel SE) questi "nuovi" Variaghi di stirpe inglese, accaparratisi il monopolio della Guardia avessero abitato ben più vicino a Costantinopoli di quanto si è portati a credere? C'è una leggenda che narra della fondazione di una patria per gli anglosassoni sconfitti a Hastings nel 1066, detta Nova Anglia. Secondo due cronache di non immediata interpretazione essa fu creata dall'esule di Siward Barn, un potente conte in fuga con i suoi seguaci dall'Inghilterra ormai perduta in favore dei normanni.



3. Ruolo operativo.


Giovanni Kantacuzeno, Basileus dal 1347 al 1354, ci ha lasciato un trattato storico molto dettagliato sul suo tempo. In un passaggio egli cita i "τούς πελέκυς έχοντας Βαράγκους" "Variaghi portatori di ascia" come guardiani delle porte delle città nelle quali risiede l'imperatore, dicendoci quindi tra le righe che essi, dopo quattro secoli, sono ancora la guardia personale dell'imperatore, che essi seguono e proteggono nei luoghi ove egli vive.


Svolgevano anche compiti di polizia, sempre nell’interesse diretto dell’imperatore e custodivano le prigioni. Giorgio Pachimere, storico romeo del XIII secolo, ricorda che il capo delle guardie del terribile carcere di Nòumera, a Costantinopoli, era un tale Erres ek Englinon – Harry l’inglese. Michele Glica, poeta, teologo, storico e cospiratore, quando fu accecato e poi incarcerato proprio per quest’ultimo aspetto del suo lungo curriculum, ricordò in un poema che la prigione, da lui paragonata all’Ade, riecheggiava delle grida dei Variaghi.


Oltre alla protezione personale dell'imperatore e alla custodia dei suoi luoghi, i Variaghi venivano spesso condotti in battaglia. Tatticamente possiamo inquadrarli come fanteria altamente specializzata, professionale e pesantemente armata, dotata di corazze complete e delle caratteristiche lunghe asce, spade, lance ma, sembrerebbe, non dotata di armi da lancio. Così rigidamente inquadrati, i contingenti di Variaghi non avevano l’indipendenza tattica necessaria per operare da soli. Si muovevano di concerto con le altre unità dell'esercito, soprattutto i temibili arcieri a cavallo che per tutta la storia di Bisanzio furono il nerbo delle armate romane. Quando si trattava di combattere nemici veloci negli spostamenti, rapidi negli attacchi quanto nelle ritirate, i Variaghi formavano una specie di fortezza di acciaio e carne intorno alla quale le operazioni offensive venivano condotte e quelle difensive organizzate. Controllavano i bagagli e le salmerie. Quando invece il nemico aveva una forza di fanteria di una certa importanza, o tattiche volte all'urto e non al mordi e fuggi, i Variaghi venivano schierati al centro e in prima fila, dove potevano sfruttare al meglio tutte le loro feroci qualità.

Anna Comnena ci ricorda che, pur non essendo combattenti a cavallo, impiegavano comunque delle cavalcature per giungere sul campo di battaglia, come a Dyrrhachium nel 1081. Particolare decisamente plausibile, data la tipica mobilità del resto delle forze romee, soprattutto con il sempre maggior afflusso di truppe mercenarie specializzate nella guerra a cavallo come Peceneghi, Latini e Turchi a partire dal periodo comneno.


Romanzo, Epica Storica, Melappioni Giovanni, Cavaliere del leone, Ademar, Il Giglio e il Grifone
















4. Il peculiare presentat’arm


Nel testo greco del XV secolo attribuito allo storico e ministro imperiale Giorgio Codino (inizi XV secolo – 1453?), il ακτικόν περί των οφφικίων του Παλατίου Kωνσταντινουπόλεως και των οφφικίων της Μεγάλης Εκκλησίας ossia un trattato al riguardo dei funzionari imperiali di Costantinopoli e delle cerimonie religiose riferite alla vita della corte imperiale, l’autore ci fa sapere che:


I Variaghi vigilano in piedi, tra le colonne che circondano la Tribuna nella Corte Imperiale. Reggono le asce nelle palme della mani (non poggiate a terra, quindi, ma in un atteggiamento marziale, come pronti a intervenire senza esitazione). Quando il Basileus passa davanti a loro, alzano le asce e le poggiano sulle spalle (in segno di saluto).”


Molto interessante. Sia l’immagine vivida di questo gesto così netto che la testimonianza diretta di un protocollo che non poteva certo non esserci ma spesso, in questi casi, è a noi sconosciuto. L’ascia passa da pronta a tagliare in due il nemico dell’Impero a una posizione di assoluto riposo, dietro le spalle, parallela al terreno come nell’immagine a corredo del post: in un certo modo è come se l’avessero sia presentata che messa in “sicurezza" in segno di rispetto.


5. 1204, l'inaspettato tradimento.


A dispetto della loro indiscussa lealtà ebbero un ruolo di rilievo nella caduta di Costantinopoli del 1204, per mano degli europei della Quarta Crociata. E' vero che difesero le mura, che furono gli ultimi ad arrendersi e che mai trattarono con i crociati per avere dei salvacondotti ma compirono ugualmente un atto di tradimento nei confronti dell'imperatore che avrebbero dovuto difendere accettando che l'usurpatore Alessio Murzuflo entrasse nelle stanze private del cugino, l'imperatore Alessio IV, e con un inganno lo rinchiudesse nelle segrete dove poco dopo l'avrebbe fatto uccidere. Quella notte, corrotti da argento e promesse, i Variaghi vennero meno al loro giuramento e innescarono gli eventi che portarono al sacco di Costantinopoli. I crociati, infatti, avevano intrecciato degli accordi con Alessio IV che aveva ottenuto il trono grazie a loro e aveva promesso un'ingente somma di denaro in cambio, oltre all'impegno a riunificare le chiese ortodosse con Roma (ammettendo dunque la superiorità del Papa su tutti gli altri vescovi).


Va però ricordato che nella successiva difesa della città la Guardia Variaga fu l’ultima unità combattente ad arrendersi, quando ormai tutto era perduto per il Basileus.


6. Fino all’ultimo uomo, fino all’ultimo giorno. I Variaghi erano ancora in servizio, alla caduta dell’impero nel 1453?


Una domanda che ci siamo posti in molti, perché quella dei Variaghi è un’affascinante epopea guerriera come pochissime altre e il semplice vederli “scomparire dalla cronache” sembra quasi un insulto a cotanta epicità. Purtroppo, non abbiamo una prova diretta, concreta, della loro presenza sugli spalti di Costantinopoli. Nessun nome inglese, danese o norreno da affiancare a Giustiniani, nessun accenno alle asce insieme ai cannoni, eppure… Eppure, qualcosa c’è che possa farci pensare che la “Guardia muore ma non si arrende” (citando un altro dei miei periodi storici preferiti)


Una nota, minuscola. Un cenno di poco conto per l’autore ma dal grande valore posteriore:


Έπειτα έρ­ χονται καί πολυχρονίζουσι καί οί Βάραγγοι, κατά τήν πάτριον καί οδτοι γλώσσαν αύτών, ήγουν έγκλινιστή


"Infine vengono i Variaghi che augurano lunga vita all'Imperatore nel linguaggio della loro terra, chiamato inglese, e allo stesso tempo battono le loro asce con grande clamore"


Tutte le volte che leggo questo pezzo mi vengono i brividi. Li vedo, li vedo proprio a colpire i pavimenti di marmo e urlare la loro fedeltà al basileus! Questa è l'ultima menzione nota della Guardia Variaga. A scriverla si ritiene sia stato Giorgio Codino, conosciuto anche come Pseudo-Kodinos, che fu curopalate (un ufficiale di palazzo, anche se al tempo del Codino carica ormai puramente onorifica). Visse alla fine dell'impero d'oriente, la sua data di morte si colloca intorno al 1453, l'anno della caduta definitiva di Costantinopoli. Il saggio da cui il brano è tratto è un breve vademecum sulle principali cariche e funzioni della corte. Anche se fosse stato composto di brani estratti da lavori più antichi, come sembrano dimostrare gli studi più recenti sul lavoro di Giorgio Codino, che senso avrebbe indicare nell'elenco delle figure della corte qualcuno che non fosse in servizio attivo proprio nel periodo della stesura del testo?


La sua testimonianza rende legittimo (e affascinante) ipotizzare, senza cadere in conclusioni nette -non sarebbe da storici!- che le "guardie del corpo" più famose del medioevo terminarono di esistere quel fatale 29 maggio 1453, spalla a spalla con l'ultimo imperatore Costantino XI... Emozionante!




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