I romanzi di Melappioni Giovanni. Guibert, il Cavaliere Errante: la guerra, la fedeltà e il prezzo della libertà nell’Italia del XII secolo
- Giovanni Melappioni

- 10 nov
- Tempo di lettura: 4 min
C’è un momento della storia che quasi nessuno racconta. Un tempo sospeso tra la fine dell’Impero carolingio e la nascita dei liberi comuni. Un’Italia di città ancora soggette ai vescovi e ai grandi vassalli, ma già scosse da venti nuovi: uomini che iniziano a pensarsi cittadini, borghi che pretendono voce, antiche famiglie che si contendono il potere.
È in questo mondo in fermento che vive Guibert, il protagonista della saga Il Cavaliere Errante — un uomo diviso tra lealtà e libertà, tra giuramento e coscienza. Un cavaliere che non combatte per gloria o per Dio, ma per sopravvivere alla propria epoca.

Un Medioevo reale, non da cartolina
Molti romanzi storici scelgono re e crociati. Il Cavaliere Errante no. Qui non ci sono eroi in armatura lucente, ma uomini segnati dal fango, dal ferro e dai giuramenti. La Marca, la terra di Guibert — quella fascia di colline tra l’Adriatico e i monti Sibillini — non è solo un paesaggio: è un personaggio. È la frontiera fra due mondi.
L’autore, Giovanni Melappioni, ricostruisce con precisione storica la realtà del 1109:una Marca ancora imperiale, ma già attraversata dalle prime spinte comunali, dalle guerre feudali, dai conflitti tra famiglie che si contendono castelli e vassalli. La trama nasce da un lavoro di ricerca meticoloso, fino al dettaglio dell’equipaggiamento, dei rapporti feudali, del linguaggio dei consigli cittadini.
Eppure, ciò che conquista il lettore non è la minuzia, ma la verità umana che vi si nasconde: la fatica di scegliere tra il dovere e la pietà, tra la legge del sangue e quella del cuore.

La guerra secondo Guibert
Nel mondo di Guibert, la guerra non è ancora un affare di stati o di repubbliche. È una faccenda personale.
Ogni battaglia nasce da un uomo e dalla sua masnada — quel gruppo di fedeli, parenti, servi e mercenari che combattono per lui, legati da paura, debito e speranza. Non esistono eserciti permanenti: esistono legami. E quando quei legami si spezzano, scoppia la guerra.
Nel romanzo, questo sistema di fedeltà — così tipicamente medievale — diventa la chiave per capire la violenza e la fragilità di un’epoca. La masnada di Guibert non è un’armata eroica, ma una piccola comunità: artigiani, contadini, guerrieri di ventura, uomini e donne che vivono nell’ombra dei grandi feudatari e cercano un senso. Attraverso di loro, la saga racconta la nascita del mestiere delle armi, la trasformazione del cavaliere da servitore del signore a uomo libero, padrone solo della propria spada.

L’uomo dietro il Grifone
Guibert è chiamato “il Grifone”: metà uomo, metà bestia. In lui convivono la furia del combattente e la lucidità di chi ha visto troppo. Ogni battaglia lo segna, ogni vittoria lo isola un po’ di più. Sa che la fedeltà può essere virtù o catena, e che dietro ogni patto c’è un prezzo da pagare.
Il suo mondo non è quello dei canti cavallereschi, ma quello reale dei feudatari che si contendono i castelli, dei vassalli che tradiscono, dei comuni che nascono tra il fumo delle torri. Guibert lotta per restare sé stesso — e questa, più di ogni altra, è la sua guerra.
C’è Rubina, forse l’unica capace di spezzare la corazza che si è costruito attorno. Ma aprire il cuore, in un tempo di sospetti e vendette, può essere più pericoloso di un assedio.
La trasformazione di un’epoca
Ogni romanzo della saga segue un filo comune: la transizione. Il passaggio da un ordine antico, fondato sul giuramento feudale, a uno nuovo, dove contano la parola pubblica e la libertà dei cittadini. Melappioni non racconta la Storia dei grandi eventi, ma quella del loro sottosuolo: gli scontri nei consigli cittadini, le alleanze tra famiglie, il fango dei campi dove la politica diventa battaglia.
È la storia della nascita dell’Italia comunale, vista non dai palazzi, ma dalle tende, dalle strade, dalle torri diroccate dove gli uomini come Guibert combattono per dare un senso al proprio posto nel mondo.

Una saga di ferro, fede e libertà
Con Il Cavaliere Errante, Giovanni Melappioni costruisce un ciclo che unisce il respiro epico del romanzo storico alla precisione dello studioso. Ogni pagina è frutto di una documentazione accurata, ma anche di una voce narrativa personale, intensa, a volte aspra, mai compiacente.
Chi legge sente la Marca vivere: le colline, i borghi, le leggende, la lingua dei soldati e dei contadini. Non c’è nulla di artificioso: è un Medioevo concreto, pieno di fango, fede, dubbio e sangue.
La furia del Grifone — terzo capitolo della saga — non è solo un romanzo di battaglie, ma la sintesi di tutto ciò che Guibert rappresenta: la fatica di restare umano quando il mondo cambia, la lotta per non diventare ciò che si combatte.
Perché leggere le opere di Melappioni Giovanni
Se cerchi un romanzo storico che ti porti davvero dentro il Medioevo — quello vissuto, non quello immaginato —, Il Cavaliere Errante è la risposta. Non troverai draghi, ma falò che fumano nella nebbia. Non troverai santi o eroi, ma uomini che sbagliano e ricominciano. Troverai la Marca, le sue città in lotta, i suoi monti, i suoi silenzi. E, soprattutto, troverai Guibert: un cavaliere che cerca la verità in un mondo che mente a sé stesso.
⚔️ Intrighi, battaglie, giuramenti e amore trattenuto: la saga di Guibert è una lunga cavalcata attraverso l’anima del Medioevo italiano.







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